Il sistema universitario nel quale operiamo quotidianamente ha subito negli ultimi anni significativi cambiamenti non sempre destinati ad incrementare qualità ed efficienza. Abbiamo assistito ad azioni politiche che hanno minato il ruolo pubblico dell’Università, e che hanno contribuito alla formulazione di giudizi denigratori nei confronti dell’Università e di quanti vi operano al suo interno. Di fatto è stato attenuato ed, in alcuni casi ostacolato, il ruolo di propulsore di crescita che l’Università riveste nelle società più avanzate; società che fanno della scienza e della conoscenza, e del loro utilizzo in uno sviluppo sostenibile, elementi di crescita e progresso. In questo scenario, giovani con talento, con passione per la ricerca e che intendono investire il proprio futuro nell’Università, trovano poche certezze e prospettive molto limitate, difficili anche da pianificare.
È necessario reagire, ritrovando all’interno della Nostra Università tutte le motivazioni, tutte le risorse, tutte le competenze e le professionalità per porre l’Università pubblica al centro di quel rinnovamento che la società sta chiedendo per dare una nuova spinta propulsiva al Paese; favorendo non solo gli aspetti legati all’innovazione e all’economia, ma anche quelli socio-sanitari, necessari per affrontare il progressivo invecchiamento della popolazione, quelli ambientali, per evitare il consumo dissennato del territorio e delle sue risorse, ed incidere così sugli aspetti sociali per porre l’istruzione e l’accrescimento dei saperi al centro dei valori della nostra società. Solo con questi obiettivi sarà possibile favorire l’osmosi tra ricerca e didattica, utile a produrre ricadute culturali dalle nostre aree scientifiche più attive a vantaggio del Paese.
Per questo ambizioso progetto l’orizzonte non potrà essere solo regionale e nazionale, ma ci si dovrà confrontare con il piano proposto per l’Europa del 2020 che ha messo la conoscenza al centro degli sforzi rivolti a ottenere una crescita economica sostenibile e inclusiva [1]. Un ruolo cruciale in questa strategia è attribuito alle università, considerate perno centrale del “triangolo della conoscenza”: istruzione, ricerca e innovazione. Alle università è attribuita una funzione primaria nello stimolare quel processo virtuoso che lega la produzione di conoscenza (ricerca), la sua diffusione (istruzione) e la capacità di tradurre conoscenza in innovazione. Alla base del progetto Horizon 2020 vi sono da un lato la convinzione che il potenziale del sistema universitario europeo non sia pienamente sfruttato, e dall’altro quella di un crescente fabbisogno di istruzione superiore. Si prevede che nel 2020 il 35% della forza lavoro europea richiederà una qualificazione di livello universitario. Questa percentuale oggi è pari al 26%, e in Italia solo al 21%.
Di fronte a queste considerazioni, la Nostra Università dovrà focalizzare la propria attenzione sulla Ricerca e sul suo immediato trasferimento nella Didattica con specifiche di eccellenza. Solo in questo modo avrà la capacità di attrarre studenti, ricercatori e docenti da tutto il mondo, per divenire un polo di attrazione di talenti, di capitale umano di qualità, indipendentemente dall’area geografica di provenienza di queste risorse, magari iniziando dalle aree geografiche più prossime, come quelle che si affacciano sul mare Adriatico.
Dovremo favorire la sinergia e la collaborazione nella ricerca in modo da poter supportare al meglio, anche finanziariamente, la crescita dei gruppi. Dovremo porre un’attenzione non occasionale alle necessità ed all’equilibrio di tutte le aree. Dovremo semplificare gli aspetti amministrativi in modo da accelerare ogni processo, dovremo valorizzare il merito e premiare l’impegno di ciascuno.
L’Università con queste caratteristiche potrà così tornare a svolgere per il Paese ed il nostro territorio quella funzione di “motore sociale” che nel passato ha contribuito ad elevare lo stato economico e culturale dei figli rispetto a quello dei padri, permettendo così quello sviluppo socio-economico e democratico e di giustizia degli ultimi decenni, ma che ora sembra essersi molto attenuato. Un sistema universitario aperto e competitivo rappresenta una forza positiva, innovatrice e fondamentale per un paese che vuole tornare a crescere.
In tale ottica, è mia convinzione che il futuro Rettore debba perseguire la costruzione di un nuovo slancio unitario di Ateneo che sappia andare oltre contrapposizioni precostituite e vincere il diffuso disagio e la sensibile stanchezza, mettendo ai primi posti il progetto, il merito, la valutazione e l’organizzazione, oltre ad un serio orientamento di riequilibrio verso le aree del nostro Ateneo che necessitano di una particolare e non occasionale attenzione.
“Una regia condivisa che ci porti verso una costruzione comune del nostro futuro, capace di guardare al mondo con occhi curiosi, valorizzando, prima di tutto, quanto di buono esiste”.
“Un progetto comune per far giocare all’Università Politecnica delle Marche un ruolo attivo negli obiettivi 2020 fissati a livello strategico-politico”.
Da questi presupposti, ho maturato la forte convinzione a candidarmi alla funzione di Rettore con l’intenzione di sviluppare questo progetto per il nostro Ateneo. Scelta che ho compiuto con entusiasmo e determinazione, consapevole dell’impegno richiesto, ma certo del sostegno delle numerose persone con le quali sto condividendo questo programma. Amici, colleghi, personale tecnico amministrativo, studenti con i quali ho condiviso attività, progetti ed entusiasmi, accumulando esperienza che intendo mettere a servizio dell’Ateneo. Esperienza iniziata nel 1974, da giovane matricola d’Ingegneria di questa Università.
La mia candidatura è del tutto svincolata da logiche di appartenenza e si fonda sulle mie capacità, esperienze e sensibilità che ho sempre messo a servizio della Nostra Università. La mia candidatura è ispirata da un’idea di Università incentrata su partecipazione e trasparenza, valutazione e merito, competenze e inclusione, e che richiede la necessità di lavorare in gruppo su obiettivi condivisi.
In questo documento intendo indicare brevemente i punti essenziali di un programma che presenterò in modo più esteso negli incontri diretti che prevedo di avere con i colleghi dei vari ambiti disciplinari, con il personale tecnico amministrativo e gli studenti e che quindi, potrà essere opportunamente integrato per includere tutte le indicazioni che riceverò.